Biografia

GIULIO GRECO è nato nel 1949 a Caselle in Pittari (Salerno).

Si diploma all’Istituto d’Arte di Salerno e alla fine degli anni Sessanta, studia all’Accademia delle Belle Arti di Firenze seguendo i corsi di Afro Basaldella e di Vinicio Berti. Iniziano così le sue prime ricerche artistiche fra l’Informale e l’Astrattismo fiorentino. Dal 1970 al 1974 collabora attivamente con il Gruppo Sperimentale di Ricerca Estetica La Piramide di Firenze dove incontra Carmelo Genovese.

Da allora ha inizio il suo interesse per la ricerca antropologica e mitica della sua terra d’origine, il Cilento. Nel 1976 ha dato vita a Fucecchio (Firenze) al Centro Arti Visive Ipotesi. Dal 1982 fa parte del Circolo del Pestival e instaura un’importante collaborazione con numerosi artisti ed intellettuali.

Dal 1983 al 1988 si trasferisce nel Cilento dove si dedica alla sperimentazione di nuove tecniche pittoriche e di materiali “poveri” quali la juta, il cuoio, il legno e la pietra. Dal 1989 le sue opere sono in permanenza alla Galleria Poleschi di Lucca.

Questi anni, densi di espressività e di ricerche materiche, influenzeranno in maniera decisiva la sua attività. L’origine del suo lavoro risiede nella terra pietrosa e riarsa del Cilento arcano. Una terra segreta, carica di simboli sacri, profani, di talismani e di amuleti. Una terra che viene scavata, indagata, disseppellita fino a diventare mito.

Nel 1989 Giovanni Testori scrisse sui simboli e sulla “religio” delle tele di Greco:

«Partendo dalla sua terra, il Cilento, ad essa sembrando quasi arrestarsi, in verità, riconoscendo, via, via, l’intercambiabilità, profonda e primigenia, d’ogni “segno” rituale, costruiscono, per noi, gli stendardi, le bandiere, i sandolini in cui l’antico, anzi antichissimo coacervo dei riti balugina nell’oggi e giunge, non solo a farsi percepire, ma a rivelarci, sotto i tumuli delle stagioni e della storia, i suoi sensi e i suoi significati [...] Noi le guardiamo queste “tele”; ne restiamo presi e affascinati. Poi, la mano vorrebbe passarvi e ripassarvi sopra; forse desiderando che i segni, di cui sono ripiene, scaldino e vitalizzino di sé anche il nostro vivere d’oggi; un vivere amaro, disperato e, per ciò che riguarda la “religio”, ciecamente strozzato e muto».

Il passato e l’immaginario di Greco rivivono nelle sue opere anche attraverso altri paesaggi, altri cieli. Il Cilento arcaico e magico si unisce con la Toscana rigorosa e morbidamente severa in un’unica narrazione fiabesca.

Nel 1993, Flaminio Gualdoni ha scritto su Greco:

«È un percorso, il suo, che nasce da un intendimento primigenio della pratica pittorica, del fare come processo impregnato d’un senso oscuramente magico e rituale. Le sue antiche immagini, concussioni dello strato segreto del mondo attraverso le sue forme materiali, dichiaravano un’attitudine antropologica, addirittura, una sorta di sapienzialità sorgiva».

Nel 2002 realizza Muro la Luna, un importante dipinto murale per la nuova facciata dello Stadio Comunale F. Corsini di Fucecchio (Firenze).

Nel 2011 è invitato ad esporre alla sezione toscana del Paglione Italia della 54. Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia.

Sempre nel 2011 inaugura l'importante mostra personale Sentieri, per un'antologica (opere scelte 1971-2011), ex Museo civico, Spoleto (Pg)

 

Nel 2012 espone la propria mostra dal titolo "Stella di Mare" in tre importanti diversi scenari: la Galleria WikiArte di Bologna, la Simboli Art Gallery di Firenze e presso Forte Stella a Porto Ercole (Gr).

Nel 2013 organizza altre due importanti mostre personali:  "Per crocevia" presso la Manna d'oro, Piazza Duomo, Spoleto (Pg) e "Vessilli e narrazioni", presso le Stanze del Teatro della Rosa, Pontremoli (Ms)

Nel 2014 partecipa alla seguenti mostre collettive: Essere (e) Mistero, Palazzo Mediceo, Seravezza (Lu), Collettiva autori trentini e nazionali 2014, Galleria d'Arte Fedrizzi, Cles (Tn), Collettiva, Arte Fuori Strada, Grosseto.


SCENOGRAFIE TEATRALI

Giulio Greco affianca alla sua attività di pittore e di scultore anche quella di scenografo e di materializzatore scenico per il teatro.

Nel 1992 realizza le scenografie di Assassino, speranza delle donne di Oskar Kokoschka e presentato al Festival dei Teatri di Santarcangelo di Romagna con la regia di Andrea Mancini. Ancora per Andrea Mancini realizza le scene per Chiara, Ortolana e Agnese (1994) e per L’Icona al Teatro Verdi di Pisa (1996).

Nel 1996 lavora alle materializzazioni sceniche per Le trésor de la nuit, uno spettacolo presentato a La Cité de la musique di Parigi con la regia di Claudio Cinelli e per Testoriana, tre spettacoli tratti da tre opere di Giovanni Testori (Factum Est, Interrogatorio a Maria, Il fabbricone) con la regia di Andrea Mancini. Nel 2001 realizza le scenografie per Gli uomini della Contessa di Riccardo Cardellicchio, con la regia di Andrea Mancini, presentato al Teatro della Pergola di Firenze.

Nel 2013 realizza la grande macchina scenica, ai modi rinascimentali, raffigurante San Rocco Pellegrino per il Festival del Pensiero Popolare e Palio di San Rocco Pellegrino, diretto da Andrea Mancini, a San Miniato (Pi).


HANNO SCRITTO DI LUI:

Franco Campoli, Riccardo Cardellicchio, Dino Carlesi, Gianni Cavazzini, Alberto D'Atanasio, Luca Filipponi, Alberto Gavazzeni, Emanuele Greco, Flaminio Gualdoni, Paolo Levi, Gilberto Madioni, Andrea Mancini, Ilaria Mariotti, Nicola Micieli, Maria Rita Montagnani, Tommaso Paloscia, Virgilio Patarini, Alessandra Pinchera, Giammarco Puntelli, Mauro Ricci, Lucio Scardino, Antonella Serafini, Ingo Stermann, Giovanni Testori.